• IN MANUS TUAS

    Vi darò buone notizie dal Paradiso

    Sono davvero tante, sono tante le cose che vorrei dire a tutti, sono tante! Ma una sola resta la più importante: In Manus Tuas, In Manus Tuas, In Manus Tuas! Sì, dite questo a tutti da parte mia: IN MANUS TUAS! E’ questa l’unica cosa importante: il pieno e completo abbandono alla volontà del Padre, sia quando a noi pare bella, sia quando a noi pare brutta, credere sempre che tutto è un dono squisitissimo e delicatissimo della tenerezza dell’Amore del padre per noi! In Manus Tuas, Domine, grazie Papà! E, un’altra cosa… l’ho sempre amato! Dite questo da parte mia. E un bacio nel Signore a tutti. + Salvatore Boccaccio vescovo

  • è tempo ora

    è tempo, ORA ...

    E' il tempo ora della nostra trasfigurazione... Tempo di girarci verso la Luce , perché la luce E' GIA' QUI! E' il Dio che portiamo dentro e che deve erompere dalla mia tenebra come il sole dalla notte, come il mistero erompe dalla creazione e a Pasqua rovescerà la pietra per dire che la notte è vinta per sempre! Un salmo esorta "Guardate a lui e sarete raggianti". Guardate a lui e non avrete più volti oscuri ...

  • esponiamoci alla sua luce

    esponiamoci alla Sua luce!

    E allora piantiamo la nostra tenda davanti a Cristo, esponiamoci alla Sua luce, abitiamola, godiamo di quella luce come la luna gode del sole. La luce non è nostra ma noi possiamo, come lune davanti al sole, assorbire la luce e poi irradiarla e diventare raggianti. Occhi lucenti, corpi luminoso, astri che a loro volta indicano il cammino ad altri. Così hanno fatto i discepoli, così ha fatto Maria icona splendente del nostro futuro… Padre ERMES RONCHI dei Servi di Maria.

  • Mater Misericordiae!

    Maria Madre della Tenda

    Madre di Gesù e madre nostra, prega per noi ora, affinché l’umanità si risvegli e decida veramente per la costruzione di una nuova civiltà dell’amore; Ti ascolti, Ti risponda e riponga in Te fiducia. Prega per noi, ora, affinché gli uomini si risveglino dal sonno della non vita e vengano a Te in un abbandono fiducioso per essere ricondotti a Gesù. Fa' splendere la tua luce, Madre, e mostraci la via della salvezza. Madre della Tenda, prega per noi

  • Con Chiara nei deserti della vita ...

    Con Chiara nei deserti della vita ...

    Desideriamo percorrere i ‘deserti’ del mondo e ascoltare il grido di chi non ha più voce, raccogliere il dolore di chi è disperato certi che anche le lacrime, raggiunte dal raggio dell’Amore, possono risplendere di Luce divina nel firmamento dell’eternità e trasformarsi in splendidi arcobaleni che illuminano le nostre città. Sempre Uniti nel portare la Rivoluzione del Vangelo in tutto il mondo - Chiara Amirante

  • Nella gioia del RISORTO!

    Nella gioia del RISORTO!

    L'annuncio cristiano dice: Dio si è fatto uomo, si è reso presenza umana, carnale, dentro la storia "Perché cercate tra i morti colui che è vivo?" Luca 24

  • Integer vitae nulla!

    Vorrei dirvi una cosa ...

    Non temete! Se Colui che E' da principio, non ha disdegnato questi sassi, non disprezzerà neppure i macigni del vostro povero cuore. Sappiate offrirglieli, perchè stabilisca in mezzo agli uomini il suo domicilio. E continuerà anche per il vostro SI, l'avventura della Redenzione DON TONINO BELLO...

  • Suspendisse neque tellus

    Nel deserto della mia vita, Signore ...

    hai voluto piantare la Tua tenda. Ogni giorno mi chiedo come sia possibile e nella carne risuona la Tua voce che viene a dirmi che non è opera mia. Tutto è veramente grazia, Signore, ed io voglio cantare la melodia della Tua infinta misericordia ...

  • Curabitur faucibus

    LA DIMORA DI DIO CON GLI UOMINI

    Udii allora una voce potente che usciva dal trono: «Ecco la dimora di Dio (la tenda) con gli uomini! Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il "Dio-con-loro". E tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate» Apocalisse 21, 3-4

sabato 30 aprile 2011

NELLA BEATITUDINE ETERNA ...


... CONTEMPLANDO IL SUO VOLTO!


LETTERA SULL’ADORAZIONE EUCARISTICA
GIOVANNI PAOLO II
Lettera sull'adorazione eucaristica 47° Congresso Eucaristico Internazionale
Roma, 18-25 giugno 2000
Esorto i cristiani a fare regolarmente visita a Cristo presente nel Santissimo Sacramento dell'altare, poiché noi siamo tutti chiamati a rimanere in modo permanente in presenza di Dio, grazie a Colui che resterà con noi fino alla fine dei tempi. Nella contemplazione i cristiani percepiscono con maggiore profondità che il mistero pasquale è al centro di tutta la vita cristiana.
1. Gesù non è più presente in mez­zo agli uomini allo stesso modo in cui lo fu lungo le vie della Palestina.
Dopo la Risurrezione, nel suo corpo glorioso, appar­ve alle donne e ai suoi discepoli.

 Quindi con­dusse gli Apostoli « fuori verso Betania e, al­zate le mani, li benedisse..., si staccò da loro e fu portato verso il cielo » (Lc 24,50-51). Tuttavia, ascendendo al Padre, Cristo non si è allontanato dagli uomini. Egli resta sem­pre in mezzo ai suoi fratelli e, come ha pro­messo, li accompagna e li guida mediante il suo Spirito.
La sua presenza è ora di un altro ordine. In effetti « nell'ultima cena, dopo aver cele­brato la Pasqua con i suoi discepoli, mentre passava da questo mondo a suo Padre, Cristo istituì questo sacramento come me­moria perpetua della sua passione..., il più grande di tutti i miracoli; a coloro che la sua assenza avrebbe riempito di tristezza, la­sciò questo sacramento come incomparabi­le conforto » (Tommaso d'Aquino, Ufficio del Corpus Domini, 57,4).
Ogni volta che nella Chiesa celebriamo l'Eucaristia, noi ricordiamo la morte del Salvatore, annunciamo la sua risurrezione, nell'attesa della sua venuta. Nessun sacra­mento è dunque più prezioso e più grande di quello dell'Eucaristia; ricevendo la co­munione veniamo incorporati a Cristo. La nostra vita è trasformata e assunta dal Signore.
2. Al di fuori della celebrazione euca­ristica, la Chiesa si prende cura di venerare l'Eucaristia che deve essere « conservata... come il centro spirituale della comunità reli­giosa e parrocchiale » (
Paolo VI, Mysterium idei, n. 68).
La contemplazione prolunga la comunio­ne e permette di incontrare durevolmen­te Cristo, vero Dio e vero uomo, di lasciarsi guardare da lui e di fare esperienza della sua presenza. Quando lo contempliamo pre­sente nel Santissimo Sacramento dell'alta­re, Cristo si avvicina a noi e diventa intimo con noi più di quanto lo siamo noi stessi; ci rende partecipi della sua vita divina in un'u­nione che trasforma e, mediante lo Spirito, ci apre la porta che conduce al Padre, come egli stesso disse a Filippo: « Chi ha visto me ha visto il Padre » (Gv 14,9).
La contemplazione, che è anche una co­munione di desiderio, ci associa intimamen­te a Cristo e associa in modo particolare co­loro che sono impossibilitati a riceverlo.
Rimanendo in silenzio dinanzi al Santis­simo Sacramento, è Cristo, totalmente e realmente presente, che noi scopriamo, che noi adoriamo e con il quale stiamo in rapporto.
Non è quindi attraverso i sensi che lo per­cepiamo e gli siamo vicini. Sotto le specie del pane e del vino, è la fede e l'amore che ci portano a riconoscere il Signore, Lui ci co­munica pienamente « i benefici di questa re­denzione che ha compiuto, Lui, il Maestro, il Buon Pastore, il Mediatore più gradito al Padre » (Leone XIII, Mirae caritatis).
Come ricorda il Libro della fede dei Vescovi del Belgio, la preghiera d'adorazio­ne in presenza del Santissimo Sacramento unisce i fedeli « al mistero pasquale; essa li rende partecipi del sacrificio di Cristo di cui l'Eucaristia è il "sacramento permanente" ».
3. Onorando il Santissimo Sacra­mento, noi compiamo anche una profonda azione di rendimento di grazie che eleviamo al Padre, poiché attraverso suo Figlio egli ha visitato e redento il suo popolo.
Mediante il sacrificio della Croce, Gesù ha dato la vita al mondo e ha fatto di noi i suoi figli adottivi a sua immagine, instaurando rapporti particolarmente intimi, che ci per­mettono di chiamare Dio col nome di Padre.
Come ci ricorda la Scrittura, Gesù passa­va intere notti a pregare, in particolare nei momenti in cui aveva scelte importanti da fare. Nella preghiera, mediante un gesto di fiducia filiale, imitando il suo Maestro e Si­gnore, il cristiano apre il proprio cuore e le proprie mani per ricevere il dono di Dio e per ringraziarlo dei suoi favori, offerti gra­tuitamente.
4. E’ bello intrattenersi con Cristo e, chinati sul petto di Gesù come il discepolo prediletto, possiamo essere toccati dall'a­more infinito del suo Cuore.
Impariamo a conoscere più a fondo colui che si è donato totalmente, nei diversi misteri della sua vita divina e umana, per diventare discepoli e per entrare, a nostra volta, in quel grande slancio di dono, per la gloria di Dio e la sal­vezza del mondo. «Seguire Cristo non è un'imitazione esteriore, perché tocca l'uomo nella sua profonda intimità » (Veritatis splendor, n. 21). Noi siamo invitati a seguire il suo insegnamento, per essere poco a po­co configurati a lui, per permettere al­lo Spirito di agire in noi e per realizzare la missione che ci è stata affidata. In particola­re, l'amore di Cristo ci spinge a operare in­cessantemente per l'unità della sua Chiesa, per l'annuncio del Vangelo fino ai confini della terra e per il servizio degli uomini: « noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo; tutti infatti partecipiamo dell'unico pane » (1Cor 10,17): è questa la Buona Notizia che fa gioire il cuore dell'uomo e gli mostra che è chiamato a prendere parte alla vita beata con Dio.
Il mistero eucaristico è la fonte, il centro e il culmine dell'attività spirituale e caritati­va della Chiesa (cf: Presbyterorum ordinis, n. 6).
E’ intimità divina con Cristo, nel silenzio della contemplazione, non ci allontana dai nostri contemporanei, ma, al contrario, ci rende attenti e aperti alle gioie e agli affan­ni degli uomini e allarga il cuore alle di­mensioni del mondo. Essa ci rende solidali verso i nostri fratelli in umanità, in particolare verso i più piccoli, che sono i prediletti del Signore.
Attraverso l'adorazione, il cristiano con­tribuisce misteriosamente alla trasforma­zione radicale del mondo e alla diffusione del Vangelo. Ogni persona che prega il Sal­vatore trascina dietro di sé il mondo intero e lo eleva a Dio.
Coloro che s'incontrano con il Signore svolgono dunque un eminente servizio; es­si presentano a Cristo tutti coloro che non lo conoscono o che sono lontani da lui; essi vegliano dinanzi a lui, in loro nome.
5. In occasione di questo giubileo, incoraggio i sacerdoti a ravvivare il ricordo della loro ordinazione sacerdotale, median­te la quale Cristo li ha chiamati a partecipa­re in modo particolare al suo unico sacer­dozio, soprattutto nella celebrazione del sacrificio eucaristico e nell'edificazione del suo corpo mistico che è la Chiesa.
Che essi ricordino le parole pronuncia­te dal Vescovo nel corso della liturgia del­la loro ordinazione: « Prendete coscienza di ciò che farete, vivete ciò che compire­te, e conformatevi al mistero della Croce del Signore »!
Attingendo alla fonte dei santi misteri mediante tempi di contemplazione fedeli e regolari, essi ricaveranno frutti spirituali per la loro vita personale e per il loro mini­stero e potranno, a loro volta, rendere il po­polo cristiano a loro affidato atto a cogliere la grandezza « della loro partecipazione pe­culiare al sacerdozio di Cristo » (Lettera ai sacerdoti per il Giovedì Santo, 1996).
6. «I fedeli, quando adorano Cristo presente nel Santissimo Sacramento, devono ricordarsi che questa presenza de­riva dal Sacrificio e tende alla comunione sia sacramentale che spirituale »
(Congre­gazione dei Riti, Istruzione sul culto del­l'Eucaristia, n. 50).
Esorto dunque i cristiani a fare regolar­mente visita a Cristo presente nel San­tissimo Sacramento dell'altare, poiché noi siamo tutti chiamati a rimanere in modo per­manente in presenza di Dio, grazie a Colui che resterà con noi fino alla fine dei tempi.
Nella contemplazione i cristiani perce­piscono con maggiore profondità che il mistero pasquale è al centro di tutta la vita cristiana
. Questo cammino li porta a unirsi più intensamente al mistero pasquale e a fare del sacrificio eucaristico, dono perfet­to, il centro della loro vita, secondo la loro vocazione specifica, in quanto esso confe­risce al popolo cristiano una dignità in­comparabile (cfr. Paolo VI, Mysterium Fi­dei, n. 67).
In effetti, con il dono dell'Eucaristia, noi siamo accolti da Cristo, riceviamo il suo perdono, ci nutriamo della sua parola e del suo pane e siamo quindi inviati in missione nel mondo; ognuno è così chiamato a ren­dere testimonianza di ciò che ha ricevuto e a fare lo stesso con i suoi fratelli.
I fedeli rafforzano la loro speranza sco­prendo che, con Cristo, la sofferenza e la disperazione possono essere trasfigurate, poiché, con Lui, noi siamo già passati dalla morte alla vita. Pertanto, quando essi offro­no al Maestro della Storia la loro vita, il loro lavoro e tutta la creazione, allora le loro giornate vengono illuminate.
7. Raccomando ai sacerdoti, ai reli­giosi e alle religiose, così come ai laici, di proseguire e d'intensificare i loro sforzi per insegnare alle giovani generazioni il senso e il valore dell'adorazione e della de­vozione eucaristiche.
Come potranno i giovani conoscere il Signore se non vengono introdotti al miste­ro della sua presenza? Come il giovane Sa­muele, imparando le parole della preghiera del cuore, essi saranno più vicini al Signore che li accompagnerà nella loro crescita spi­rituale e umana e nella testimonianza mis­sionaria che dovranno rendere per tutta la loro esistenza.
Il mistero eucaristico è in effetti il « cul­mine di tutta l'evangelizzazione » (Lumen gentium, n. 28), poiché è la testimonianza più eminente della Risurrezione di Cristo. Tutta la vita interiore ha bisogno di silenzio e d'intimità con Cristo per crescere. Questa familiarità progressiva con il Signore per­metterà ad alcuni giovani d'impegnarsi nel servizio dell'accolitato e di partecipare più attivamente alla Messa; stare presso l'alta­re è per i giovani anche un'occasione privi­legiata per ascoltare la chiamata di Cristo e seguirlo più radicalmente nel ministero sa­cerdotale.


 
Lettera inviata dal Santo Padre al Vescovo di Liegi in occasione del 750°
anniversario della festa del SS. Corpo e Sangue di Cristo - 28 maggio 1996













"La santità è la misura ordinaria della vita cristiana" GP II

mercoledì 27 aprile 2011

GLI AMICI DEL CENACOLO LA TENDA - S.ta Teresa del Bambin Gesù e del Volto Santo, Dottore della Chiesa - 1a parte



GESU', MIA GIOIA

L'inalterabile gioia di una piccola grande santa
«Uragano di gloria» (Pio XI)





"La vostra dottrina è sapiente e sicura la vostra via,
ma occorre essere sinceri di cuore per corrervi,
e se il vostro vangelo è quello della gioia,
non lo si comprende bene che attraverso il soffrire..."
P. Jacques Sévin s.j. 
ATTO D’OFFERTA
all'Amore Misericordioso del buon Dio composto da santa Teresa del Bambino Gesù.
Santa Teresa del Bambino Gesù portava notte e giorno sul suo cuore questoatto d'offerta, nel libro dei santi Vangeli. J.M.J.T.
Offerta di me stessa come Vittima d'olocausto all'Amore Misericordioso di Dio.
Dio mio, Trinità beata, desidero amarti e farti amare, lavorare per la glorificazione della santa Chiesa, salvando le anime che sono sulla terra e liberando quelle che soffrono nel purgatorio. Desidero compiere perfettamente la tua volontà e giungere al grado di gloria che tu nel tuo regno hai preparato per me, in una parola, voglio essere santa. Sento però la mia impotenza e ti domando, o Dio, di essere tu la mia Santità.
Poiché tu mi hai amata fino a darmi il tuo unico Figlio come Salvatore e Sposo, i tesori infiniti dei suoi meriti sono per me; tè li offro con gioia, supplicandoti di non guardarmi se non attraverso il Volto di Gesù e nel suo Cuore infuocato d'Amore.
Ti offro tutti i meriti dei santi (che sono in cielo e in terra), i loro atti d'Amore e quelli degli angeli santi; infine ti offro, o beata Trinità, l'Amore e i meriti della Madonna, Madre mia carissima; è a lei che consegno la mia offerta, pregandola di presentarla a tè.
Il suo divin Figlio, Sposo mio, Diletto, quando era sulla terra ci ha detto: «Tutto quello che domanderete al Padre mio nel mio nome, Egli ve lo concederà!». Sono dunque certa che mi esaudirai.
Lo so, o mio Dio, più vuoi dare, più fai desiderare.
Sento nel mio cuore immensi desideri ed è con fiducia che ti chiedo di venire a prendere possesso della mia anima. Ah, non posso ricevere la santa comunione tutte le volte che lo desidero, ma, Signore, Tu non sei forse Onnipotente? Resta in me, come nel tabernacolo, non allontanarti mai dalla tua piccola ostia...
Vorrei consolarti per l'ingratitudine dei cattivi e ti supplico di togliermi la libertà di farti dispiacere; se qualche volta, per debolezza, dovessi cadere, il Tuo Sguardo Divino purifichi subito la mia anima bruciando ogni imperfezione, come il fuoco che trasforma in sé tutte le cose...
Dio mio, ti ringrazio di tutte le grazie che mi hai elargito, in particolare di avermi fatto passare attraverso il crogiuolo della sofferenza. E con gioia che ti contemplerò, nell'ultimo giorno, portando lo scettro della croce;
poiché ti sei degnato di farmi partecipe di questa croce così preziosa, spero di somigliarti in cielo e di vedere brillare sul mio corpo glorificato le sacre stigmate della tua Passione...
Dopo l'esilio terreno, spero di goderti nel tuo regno; ma non voglio ammassare meriti per il cielo; voglio lavorare solo per il tuo Amore, nell'unico desiderio di farti piacere, di consolare il tuo sacro Cuore e di salvare anime che ti ameranno per sempre.
Al tramonto di questa vita, mi presenterò a Te, o Signore, con le mani vuote, perché non voglio domandarti di cantare le mie opere... Tutta la nostra giustizia si presenta macchiata ai tuoi occhi. Voglio rivestirmi dunque della tua Giustizia e ricevere dal tuo Amore il possesso eterno di Tè. Non voglio altro Trono o altra Corona se non Tè, o mio Diletto!...
Ai tuoi occhi il tempo è nulla, un solo giorno è come mille anni, Tu puoi, dunque, in un istante, prepararmi per comparirti davanti.
Per vivere in un Atto d'Amore Perfetto, MI OFFRO COME VITTIMA D'OLOCAUSTO AL TUO AMORE MISERICORDIOSO, supplicandoti di consumarmi senza sosta, lasciando traboccare nella mia anima i fiotti di infinita tenerezza che sono racchiusi in tè e che io diventi, così, Martire del tuo Amore, o mio Dio!...
Che questo martirio, dopo avermi preparata a comparirti davanti, mi faccia, poi, morire e che, subito, la mia anima si slanci nell'eterno abbraccio del tuo Amore Misericordioso.
O mio Diletto, ad ogni battito del mio cuore voglio rinnovarti questa offerta, infinite volte, fino a che, svanite le ombre, io possa ridirti il mio Amore in un Eterno Faccia a Faccia....

Maria Francesca Teresa
del Bambino Gesù e del Santo Volto
carm.sc.ind.
Festa della SS. Trinità, 9 giugno dell'anno di grazia 1895






Siccome le mie immense aspirazioni erano per me un martirio, mi rivolsi alle lettere di san Paolo, per trovarvi finalmente una risposta. Gli occhi mi caddero per caso sui capitoli 12 e 13 della prima lettera ai Corinzi. Continuai nella lettura e non mi perdetti d' animo. Trovai così una frase che mi diede sollievo: "Aspirate ai carismi più grandi. E io vi mostrerò una via migliore di tutte" [1 Cor 12,31]. L’Apostolo infatti dichiara che anche i carismi migliori sono un nulla senza la carità, e che questa medesima carità è la via più perfetta che conduce con sicurezza a Dio. Avevo trovato finalmente la pace. Considerando il corpo mistico della Chiesa, non mi ritrovavo in nessuna delle membra che san Paolo aveva descritto, o meglio, volevo vedermi in tutte. La carità mi offrì il cardine della mia vocazione. Compresi che la Chiesa ha un corpo composto di varie membra, ma che in questo corpo non può mancare il membro necessario e più nobile. Capii che solo l’amore spinge all’azione le membra della Chiesa e che, spento questo amore, gli apostoli non avrebbero più annunziato il vangelo, i martiri non avrebbero più versato il loro sangue. Allora con somma gioia ed estasi dell’animo gridai: O Gesù, mio amore, ho trovato finalmente la mia vocazione. La mia vocazione è l’amore. Sì, ho trovato il mio posto nella Chiesa, e questo posto me lo hai dato tu, o mio Dio.

Nel cuore della Chiesa, mia madre, io sarò l’amore

ed in tal modo sarò tutto e il mio desiderio si tradurrà in realtà.


 Dall' autobiografia di santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto  Santo, vergine e dottore della Chiesa




"...Riconosco che senza di Lui sarei potuta cadere in basso come santa Maddalena, e le profonde parole di Nostro Signore a Simone riecheggiarono con grande dolcezza nella mia anima... Lo so: "Colui al quale si perdona di meno, ama meno (Lc 7,40-47)", ma so anche che Gesù mi ha perdonato più che a santa Maddalena, poiché mi ha perdonato in anticipo, impedendomi di cadere. Ah! quanto vorrei poter spiegare ciò che sento!...

Ecco un esempio che tradurrà un po' il mio pensiero. Supponiamo che il figlio di un bravo medico incontri sul suo cammino una pietra che lo faccia cadere e che in questa caduta si rompa un arto: subito il padre va da lui, lo rialza con amore, cura le sue ferite impiegando in questo tutte le risorse della sua arte e presto il figlio, completamente guarito, gli dimostra la propria riconoscenza.Senza dubbio questo figlio ha ben ragione di amare suo padre! Ma farò ancora un'altra supposizione. Il padre, avendo saputo che sulla via del figlio si trova una pietra, si affretta a precederlo e la toglie (senza essere visto da nessuno). Sicuramente questo figlio, oggetto della sua tenerezza previdente, non SAPENDO del male da cui l'ha liberato il padre, non gli dimostrerà la propria riconoscenza e lo amerà meno che se fosse stato guarito da lui...Ma se viene a sapere il pericolo al quale è appena sfuggito non lo amerà di più? Ebbene, sono io questa figlia oggetto dell'amore previdente di un Padre che ha mandato il suo Verbo per salvare non i giusti ma i peccatori (cfr. Mt 9,13).
Vuole che lo ami perché mi ha perdonato non molto ma tutto (cfr. Lc 7,47). Non ha aspettato che lo amassi molto come santa Maddalena, ma ha voluto che IO SAPESSI come mi aveva amato con un amore di ineffabile previdenza perché ora lo ami alla follia!...Ho sentito dire che non si è mai vista un'anima pura che amasse più di un'anima penitente; ah! come vorrei smentire questa affermazione!..."




Tratto da: "Storia di un'anima", di Santa Teresa di Lisieux


  



LINKS:






"La mia (piccola) via è tutta fiducia ed abbandono.
Non capisco le anime che hanno paura di un così tenero Amico" Lettera 226







continua ...





martedì 26 aprile 2011

Approfondimenti LA DANZA - Aprile 2011




Che cosa è la danza?




La danza é un importante strumento di espressione della persona; è sempre stata nel corso dei secoli una forma e una manifestazione delle dimensioni profonde della natura umana, un linguaggio universalmente conosciuto e praticato sin dalle antiche origini dall'uomo.



Chi siamo




Non dimentichiamo che noi siamo esseri spirituali che vivono in un corpo. “Il nostro corpo è tempio dello Spirito” ed è la “mediazione dell'anima”. Il corpo inoltre esprime noi stessi, le nostre emozioni, i nostri sentimenti; per questo non va demonizzato, ma considerato parte integrante e imprescindibile del nostro essere uomini e donne.





Musica e danza nella Sacra Scrittura





Musica e danza da tempo immemorabile sono stati importanti anche per il Giudaismo. La Bibbia riporta numerosi esempi soprattutto nei Salmi:




“LODATELO COL SALTERIO E CON L'ARPA, LODATELO COL TAMBURO E LA DANZA”.




Nella Bibbia inoltre troviamo: “E TU AMERAI IL SIGNORE DIO TUO CON TUTTO IL CUORE E CON TUTTA LA TUA ANIMA”.




Quale modo migliore può esserci se non quello di elevare lo spirito umano attraverso l'espressione di gioia del canto e della danza, che coinvolge tutto il nostro essere. Come già diceva Elena nella sua Catechesi sul “Canto”, la danza e il canto sono forme espressive che veicolano i sentimenti e che attivano contemporaneamente l'orecchio, la mente, il corpo e il cuore. Sant’Agostino dice: “La danza (come il canto) muove l'anima”.



Il significato della danza in cerchio



Ma danzare è anche un modo per essere più vicini agli altri. La radice “hag”, che è il termine ebraico con il quale si designa una festa, comprende anche il significato di cerchio e quindi di danza, che, solitamente, veniva fatta in un luogo sacro. Spesso infatti ci si teneva per mano o sulle spalle e questo esprimeva un senso di comunione. Nelle feste più importanti di Israele la danza riveste un ruolo determinante e fa parte delle cerimonie ufficiali in cui il popolo esprime la propria lode; spesso si fa anche riferimento al ruolo di danzatrici nelle processioni.



Esempi di danza nell’Antico Testamento

Dopo il passaggio del Mar Rosso, dove l'esercito Egiziano trova la morte, Miriam e le donne d'Israele intonano un canto e una danza di lode. Miriam è sorella di Mosè e di Aronne, la grande guida dell'Esodo insieme a Mosè, considerata come “profetessa”, quindi partecipe della “qualità di messaggero di Dio” propria dei suoi fratelli.


 Accompagnata dai tamburelli e dalle danze delle donne ebree, Miriam fece loro cantare il ritornello:




“CANTATE AL SIGNORE PERCHĔ HA MIRABILMENTE TRIONFATO: HA GETTATO IN MARE CAVALLO E CAVALIERE”(Esodo 15,19-25).

Anche la figlia di Iefte danza incontro al padre che ha sconfitto gli Ammoniti (Giudici 11,34). Le donne d'Israele danzano per celebrare la vittoria del Re Davide contro il Gigante Golia (1 Samuele 18,6-7).




La danza era una parte importante anche nei festeggiamenti dei matrimoni ( Sofonia 3,16-17) e dei raccolti (Giudici 21,21; Geremia 31,4-13). Il versetto 4 del Salmo 150 è un invito per ogni credente a “lodare Dio con timpani e con danze”.



La danza del re Davide


Il re Davide è l'unico sovrano d'Israele che “danza davanti all'altare”. Un gesto con il quale Davide regna grazie all'appoggio popolare, mentre come sacerdote è portatore delle benedizioni di Javhè che celebra con una danza di fertilità e prosperità per il suo popolo; questo è il significato della danza davanti all'arca.



Dalla sterilità alla fecondità




In fondo, danzare è entrare in movimento, mettersi in gioco e quindi “permettere il passaggio dalla sterilità alla fecondità”, vale a dire da un'esistenza che si avvizzisce a un'esistenza che fiorisce per portare frutto.
Ĕ come se chi si rifiutasse di partecipare alla danza rimanesse sterile e, in un certo senso, si autoescludesse dal “Regno dei cieli”, cioè dal vivere in pienezza la propria esistenza. Ricordiamoci che il Regno dei cieli è come un banchetto di nozze, dove si fa festa e... si balla!





Quante persone si rifiutano di partecipare alle feste, di ballare. In fondo, si rifiutano di mettersi in gioco, oltre che di vivere in maniera equilibrata il rapporto con se stessi e con gli altri attraverso il proprio corpo.  Chi non danza inoltre è fermo, non si muove e quindi probabilmente anche nel cammino spirituale rimane bloccato e in un certo senso non cresce.



L’esultanza di Maria e la gioia

Maria è un altro esempio di donna libera che si mette a “danzare” davanti all'Angelo Gabriele e davanti a Elisabetta, preparando nel suo corpo la culla di Gesù e l'accoglienza di Dio e mostrandosi pronta a rivoluzionare la propria vita.




Quando Gesù procede verso la casa di Nain, si vedono due cortei, il corteo della morte e del lutto e quello della festa, che è il corteo della Vita. Chi danza non può che scegliere la festa! E il Signore cambierà le nostre situazioni di lutto in gioia, come in Geremia 31,13:Giovani e vecchi gioiranno, io cambierò il loro lutto in gioia, li consolerò e li renderò felici”. E così nel Salmo 30 quando dice: “Hai cambiato il mio lamento in danza, l'abito di lutto in un vestito di festa. Senza mai tacere, io ti loderò, Signore”. Quindi la danza è anche un modo per ringraziare oltre che per lodare il Signore. Ricordiamo anche Geremia 31,4: “Ti ho amata di amore eterno; per questo ti edificherò di nuovo e tu sarai riedificata, di nuovo ti ornerai dei tuoi tamburi e uscirai fra le danze dei festanti” e ancora in 1 Samuele 2, 1, quando Anna prega, dice: “Il mio cuore esulta nel Signore, la mia fronte s'innalza grazie al mio Dio”.




Il verbo esultare deriva da ex-saltare che vuol dire appunto saltellare, quindi danzare. Questo verbo si trova 98 volte nella Bibbia e indica sempre la gioia di chi fa esperienza di Dio ed è così felice al punto di “saltellare”, di non riuscire a stare fermo.




Non dimentichiamo Maria, che nel Magnificat dirà: “Il mio Spirito esulta in Dio mio Salvatore”. Luca 1, 47. Non puoi danzare se sei triste; noi non possiamo essere tristi, perchè siamo stati “travolti” dall'Amore!
Ĕ il nostro cuore che danza e fa esultare tutto il nostro essere!




Il nostro Signore è il Signore della danza




Anche il nostro Dio è un Dio che danza, che esulta per noi. Per caso ho trovato una frase di F. Nietzche che dice: “Potrei credere solo in un Dio che sappia danzare”. Se avesse conosciuto la Bibbia e, soprattutto, se avesse conosciuto Gesù come lo conosciamo noi, il Suo messaggio d'Amore e di Vita, forse si sarebbe convertito, perchè noi sappiamo che il nostro Signore è il Signore della danza. In Sofonia 3,17-18 troviamo scritto: “Il Signore tuo Dio è con te, esulta di gioia per te, nel Suo Amore ti dà nuova vita!”.





E ancora nella parabola del “Figliol prodigo” o del “Padre misericordioso”, il Padre (che è il Padre celeste) fa festa e organizza musica e danze per il figlio che è tornato “in vita”, che era perduto ed è stato ritrovato.(Luca 15,25).




Lo stesso Gesù esultò nello Spirito Santo dicendo: “Io ti rendo lode Padre, Signore del cielo e della Terra,che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli”.  Luca 10,21.



Qualche cenno storico


Nella storia della Chiesa non abbiamo documenti che attestino nei primi secoli la presenza della danza nelle celebrazioni liturgiche, sappiamo però che era utilizzata nei riti di alcune sette e in occasione di determinate feste, in onore dei santi martiri.




I Padri della Chiesa esprimono, attraverso l'immagine della danza celeste ed il ricorso al commento di alcuni brani biblici, la realtà del Paradiso ed invitano i fedeli a tendere verso la loro destinazione futura, danzando nello Spirito. Tra essi Ambrogio afferma che il vero cristiano può danzare di fronte a Dio, come Davide, senza vergognarsi, ma con l'attiva partecipazione dell'anima e del corpo.


Nel Medioevo e nei secoli successivi si sviluppa un'ostilità della Chiesa nei confronti della danza, dovuta alla progressiva diffidenza nei confronti della corporeità.




Lungo la storia della Chiesa non è mai esistita una vera e propria danza liturgica, ma la pratica della danza sacra, oggi, si sta diffondendo in molte delle cosiddette 'nuove comunità'.



Il corpo è il tramite per vivere le nostre relazioni con il mondo e con Dio e per raggiungere l'equilibrio. La danza sacra riveste un ruolo determinante in questo senso, perchè attraverso di essa cerchiamo la comunione con il divino ed esprimiamo con il corpo la nostra spiritualità.



Lo Spirito Santo è rappresentato da immagini vive,
in movimento




Spesso la vita di fede è ancora concepita come l'osservanza di alcuni canoni o addirittura di alcuni “obblighi”, mentre il dono dello Spirito è rappresentato con immagini vive: fuoco, acqua, vento, ed è un dono che gratuitamente si riceve e solo gratuitamente si offre! Quindi la danza dovrebbe essere vista come APERTURA spontanea verso lo Spirito e come strumento di conversione, perché, come il canto, è capace di raggiungere il cuore di chi guarda e di chi ascolta. Per questo sono così belle le celebrazioni libere, ispirate, cantate e ….danzate!




Inoltre la danza, è armonia, è sogno... e il sogno è ciò che solleva i nostri cuori e li fa volare su ali d'aquila! Chi danza la Parola dovrebbe lasciarsi condurre in modo armonico dalla melodia e, soprattutto, dal testo, e non dovrebbe esprimere tanto se stesso quanto il testo sacro che è dentro di noi.




Le danzatrici, ispirate dallo Spirito Santo, dovrebbero pregare attraverso il movimento e abbandonarsi con fiducia all'azione dello Spirito, che plasma la nostra vita. La danza sacra non è quindi una forma di spettacolo, ma in un certo senso una tecnica spirituale per trasfigurare se stessi e rendere visibili la gioia e la pace che solo il Signore può farci sperimentare.




Chiedo quindi al Signore di condurre sempre la mia danza, anzi, di fare della mia vita una danza!




Cristo danzatore




Una preghiera scritta da Sydney Carter, è un vero e proprio inno a Cristo danzatore. Può aiutarci a comprendere ancora meglio l’autentico spirito della danza sacra.



IO DANZAVO






Io danzavo il mattino in cui nacque il mondo,




danzavo circondato dalla luna, dalle stelle e dal sole.




E discesi dal cielo a danzare sulla terra quando venni al mondo a Betlemme.




Io danzavo per lo scriba e per il fariseo,




ma essi non hanno voluto né danzare, né seguirmi;




danzavo per i pescatori, per Giacomo e per Giovanni,




essi mi hanno seguito e sono entrati nella danza.




Io danzavo il giorno di sabato, ho guarito il paralitico,




la gente per bene diceva che era un onta.




Mi hanno frustato, mi hanno lasciato nudo,




mi hanno appeso ben in alto su una croce per morire…




Io danzavo il venerdì santo, quando il cielo divenne tenebra




(è difficile danzare con il demonio alle spalle).




Hanno seppellito il mio corpo ed hanno creduto che fossi finito,




ma io sono la danza e conduco sempre io il ballo.




Hanno voluto seppellirmi, ma sono rimbalzato ancora più in alto,




perché io sono la Vita, la Vita che non può morire:


io vivo in voi e voi vivete in me, perché io sono il Signore, il Signore della danza.




Danzate, ovunque voi siate,




perché io sono il Signore, il Signore della danza




e io conduco la vostra danza, ovunque voi siate,




io condurrò la vostra danza.
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Vedi anche ...http://www.laportadellepecore.it/signoreinvitaciadanzare.htm






PASQUA DI RESURREZIONE - Moti dell'anima 2 ...

Cari figli, come la natura dà i colori più belli dell'anno,
così anch'io vi invito a testimoniare con la vostra vita e
ad aiutare gli altri ad avvicinarsi al mio Cuore Immacolato
perché la Fiamma dell'Amore verso l'Altissimo germogli
nei loro cuori.
Io sono con voi e prego incessantemente
per voi perché la vostra vita sia il riflesso del Paradiso qui
sulla terra.
Grazie per aver risposto alla mia chiamata.
Medjugorje - 25 aprile 2011



Seminate la gioia nei vostri cuori il frutto della gioia crescerà per il vostro bene e gli altri lo vedranno e lo riceveranno attraverso la vostra vita





(Maria a Medjugorje)






Sorridi: la vita è come una siepe fiorita in una foresta di solitudine dove le foglie sono
speranza,  i fiori sogni, le spine i giorni tristi della vita. Sorridi perché le spine una
alla volta cadranno e la siepe fiorirà ancora a primavera (Romano Battaglia)






Hai cambiato il mio lamento in danza,
l'abito di lutto
in un vestito di festa.
Senza mai tacere, io ti loderò, Signore
Salmo 30 



APPROFONDIMENTI : La danza ...



I Padri della Chiesa esprimono, attraverso l'immagine della danza celeste
ed il ricorso al commento di alcuni brani biblici, la realtà del Paradiso
ed invitano i fedeli a tendere verso la loro destinazione futura,
danzando nello Spirito. Tra essi Ambrogio afferma che il vero cristiano
può danzare di fronte a Dio, come Davide, senza vergognarsi, ma con
l'attiva partecipazione dell'anima e del corpo.



PASQUA DI RESURREZIONE - Moti dell'anima ...


Andiamo nelle strade, nelle piazze, sui tetti e cantiamo le meraviglie dell’Amore. In questo mondo sempre più attanagliato dalla tristezza, caratterizzato da una ricerca spasmodica di felicità e da una depressione sempre più dilagante, testimoniamo che Cristo è la Via per la pienezza della Gioia!

Allelu-iaaa!!!
  
 CHIARA AMIRANTE





Mio male non è l'orrendo drago
che pure mi addenta e si avvinghia
su per il corpo ...
come
il serpente sull'albero della vita.

...Mio male è sapermi impotente
a dire il tuo dramma, mio Dio,
di fronte allo stesso male:
il tuo patire della nostra pena
di saperci così infelici.

E di non cantare con degni canti
la festa che fai quando
un bimbo è felice
e un disperato torna a sperare.

(David Maria Turoldo)






La croce è la mia spada. Le spine il mio elmo. I chiodi le mie frecce.
Così vado incontro al nemico. Con queste armi sconfiggo la morte.
Con queste armi mi lascio avvolgere dalla Vita. (Eric Pearlman)