Gli uomini che conducono una vita di credenti scorgono, di tanto in tanto, delle verità che non avevano viste prima, o sulle quali la loro attenzione non si era mai posata. E subito, esse si ergono davanti a loro come una chiamata inalienabile. Ora, si tratta di verità che impegnano il nostro dovere, che prendono il valore di precetti, e chiedono l’obbedienza. In questo modo, o in altri ancora, Cristo ci chiama ora. Non c’è nulla di miracoloso né di straordinario in questo modo di fare. Egli agisce tramite le nostre facoltà naturali e per mezzo delle circostanze stesse della vita.
Cardinale John Henry Newman
Ho meditato il Vangelo di Giovanni 10,1-10. La mia attenzione si è soffermata su questi versetti:
"In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza".
Per la prima volta mi sono interrogato su alcuni verbi di movimento presenti in questo brano. “se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo”. Innanzitutto è necessario “entrare” e non solo, ma “attraverso” Gesù perché solo Lui è “la Porta”. Qualsiasi altro passaggio nella nostra vita sarà una via impervia, una via che non condurrà alla meta. Lui che è “Via, Verità e Vita”, solo Lui può essere il passaggio. Ma per arrivare dove?
Ecco che alla mente mi è tornato il Vangelo del “giovane ricco” dove Gesù parla di “vita” (Mt 19,16-17), come in altri brani, senza aggiungervi la parola “eterna”, come sottolineare che l’univa vita vera è quella che si apre alla prospettiva dell’eternità. Per la vita in pienezza si può solo passare per Gesù, per la sua Via, ovvero nel vivere il Vangelo alla lettera, unico passaggio nel rapporto intimo con Lui per trovare pienamente realizzazione e vita. Solo se viviamo con Lui, in Lui e per Lui allora la nostra vita sarà nella gioia. Tutti cerchiamo la felicità, per molte vie traverse, sempre ritrovandoci con un vuoto esistenziale frutto di strade che non possono darci ciò che cerchiamo. La vita vissuta responsabilmente mettendo Dio al primo posto e dando alla nostra esistenza la dimensione dell’eterno e dell’anima ci porta e poterci un giorno voltare indietro senza rimpianti e a vivere l’attimo presente come fosse il primo, l’unico, l’ultimo. Non si tratta di esperienze disincarnate, in cui si trova rifugio nello spirituale, ma di risposte profonde di senso al nostro essere qui ed ora con un progetto d’Amore pensato fin dall’eternità per ciascuno di noi. Non esiste vita se non in Dio. Non esiste vita se non eterna. Tutto passa, solo in Gesù e nel Suo Amore possiamo trovare la pienezza e la felicità.
Una volta entrati attraverso di Lui ecco che aggiunge altri tre verbi: “sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo”. Salvo da cosa? Sicuramente proprio dalle strade che prescindono da Dio e che possono solo condurre al non senso, all’insoddisfazione, al vuoto, all’annichilimento, al nulla, al riempire questo con surrogati che possono portare solo alla morte, alla disperazione, al volerla fare finita. Gesù è la Porta attraverso cui passare dalla morte alla vita, dal non senso alla pienezza, dalla disunità alla comunione, dall’indifferenza all’amore gratuito, dall’egoismo al dono di sé, dagli inferi al Paradiso già su questa terra, dall’inferno all’eternità con Lui, dalla tristezza alla gioia piena!
“Entrerà e uscirà” indica la necessità non solo di entrare per “trovare pascolo”, ma anche la necessità, una volta entrati in contatto con Lui che è il nostro Paradiso, ad uscire per “spingere ad entrare” (Lc14,23) tutti coloro che ancora sono sviati e non hanno conosciuto l’Amore di Dio. Quanto è importante quel verbo “uscire”! Non possiamo pensare di entrare in Dio e tenercelo tutto per noi, come se giunti in zona franca pensassimo di poter stare sereni senza preoccuparci di quanti fuori continuano a rischiare di morire. L’esperienza di Amore e pienezza ci spinge necessariamente a continuare ad entrare e uscire traghettando quanti più possibile a Lui. Ecco il mistero della discesa agli inferi! Passati dalla morte alla vita siamo chiamati a uscire dal Paradiso ogni giorno per cercare quanti sono nella disperazione e nel non senso per condurli per mano attraverso la l’unica Porta che li può salvare. E’ vero che Lui è l’unico “Maestro e Signore” (Gv13,13), il “Buon Pastore”. Ma è altrettanto vero che siamo poi noi tutti chiamati ad essere “collaboratori della Sua Gioia”, del Buon Pastore essendo pastori e guida di altri che stavano come noi conducendoli alla meta tanto sospirata e cercata da tutti anche inconsapevolmente.
Ricordiamoci dunque tutti che solo Gesù Cristo è “la Porta delle pecore” e che da pecorelle anche noi siamo chiamati a diventare pastori ad imitazione del Buon Pastore che si è fatto pecorella con noi e tra di noi,
non chiamandoci più servi, ma amici (Gv15,15) perché l'Agnello che sta in mezzo al trono sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita (Ap7,17).
Don Davide Banzato NUOVI ORIZZONTI
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