I PRIMI DISCEPOLI
Il giorno dopo Giovanni stava ancora
là con due dei suoi discepoli e, fissando
lo sguardo su Gesù che passava, disse:
«Ecco l'agnello di Dio!». E i due discepoli,
sentendolo parlare così, seguirono Gesù.
Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano,
disse: «Che cercate?». Gli risposero:
«Rabbì (che significa maestro), dove abiti?».
Disse loro: «Venite e vedrete».
Andarono dunque e videro dove abitava e
quel giorno si fermarono presso di lui;
erano circa le quattro del pomeriggio.
Gv 1, 35-39
·
--- Gesù”passa”: passa di là e non si ferma. Il Battista sembra essere più «stanziale» (“immerge” nello stesso luogo, nel quarto Vangelo, per tre giorni di fila - cfr. Gv 1:28;29 e 35), Gesù si sposta continuamente. Chi intende stare con lui è obbligato ad “andare”: non viene promessa, né permessa (sembrerebbe!) alcuna stabilità o, quantomeno, alcuna staticità. Stare con Gesù significa camminare con lui; più specificamente, significa seguirlo: ed è proprio quanto faranno i suoi primi due discepoli, che lasceranno il Battista ed il luogo presso cui egli battezzava per mettersi al seguito di questo che il loro maestro aveva riconosciuto come l'«agnello di Dio», il messia promesso dalle Scritture e atteso daIsraele.
· --- Il Battista «indirizza» correttamente lo sguardo dei suoi stessi discepoli, invitandoli a dirigerlo verso Gesù. Come a dire, senza bisogno di dirlo: EccoLo! è a Lui che dovete guardare, non a me; e, va da sé, è Lui e non me che dovete seguire. Detto, fatto. I suoi sembrano intendere al volo e, senza nemmeno congedarsi dall'amato maestro, si mettono al seguito di Gesù.
· Noi che siamo già certi di seguire l’Agnello, possiamo essere come il Battista capaci di indirizzare lo stesso sguardo di altri verso Colui che ha la missione di annunziare agli uomini i misteri divini e che testimonia ciò che ha visto e udito presso il Padre, affinché possano compiere la stessa scelta di SEQUELA! Questo ha desiderato ardentemente lo stesso Giovanni; questo dobbiamo desiderare noi, che pensiao di camminare già con Lui … Grazie, Signore per tutti i “giovannibattista” che ci hanno permesso di volgere lo sguardo a Te e ti hanno indicato a noi come datore di ogni bene e ci hanno testimoniato per fede che il regno è già qui, ora!
· --- I due discepoli del Battista muovono timidamente i primi passi, dietro Gesù, che si volta e domanda loro «Che cosa cercate?». Si volta, anzitutto: gesto significativo! Con questa azione, Gesù mostra all’altro il Suo volto. Li guarda e si lascia scrutare: non dà loro le spalle. La sequela di Gesù è del tutto particolare, è un cammino da compiere stando «faccia a faccia» con Gesù che, secondo l'evangelista, mostra il volto stesso di Dio: è uno «starsi di fronte» il discepolato, un camminare che richiede riconoscimento, non sudditanza o dipendenza.
· Stupendo discepolato! Per queste, che sono le prime due persone che si mettono alla sequela di Gesù, non si parla di chiamata. Egli infatti non le chiama. Sono loro stesse, piuttosto, che si mettono a seguirLo, compiendo peraltro la scelta di abbandonare il loro primo maestro. «Che cosa cercate?», le prime parole che Gesù pronuncia all'interno del quarto Vangelo. Sentiamola rivolta anche a noi, sui odierni interlocutori, quella domanda fondamentale! A questa siamo chiamati a rispondere, non tanto attraverso una confessione di fede verbale, quanto piuttosto attraverso la prassi che ci dichiariamo disposti e disposte a vivere.
Attingiamo dal Santissimo Sacramento, da questo faccia a faccia di grazia, dall’intimo dialogo, da un eloquente silenzio rigenerante (tanto è grande Colui che contempliamo faccia a faccia!..). Quante grazie può donarci, quando a Lui ci esponiamo, astro rilucente, sole di giustizia e misericordia! Vieni, Luce dei cuori e rendici luce!---Nella vita del discepolo, la domanda che Gesù gli rivolge deve rimanere aperta, deve accompagnare il suo percorso e costituire la sua «sana inquietudine quotidiana», in modo tale da evitare la facile illusione di aver trovato tutte le risposte, prima ancora che vengano posti gli interrogativi. Gesù non è «la risposta» per così dire «preconfezionata» alle molteplici, contraddittorie e spesso incomprensibili situazioni della vita: può diventarlo, per chi si dispone a seguirLo, nel momento in cui si cammina «come egli ha camminato» e, lungo questo perenne itinerare, si mantiene la sete di domande e la disponibilità a lasciarsi interrogare sempre di nuovo da Dio, dalla vita e dagli incontri di cui essa è fatta.Senza porsi domande e senza porle, il cammino, la sequela, rischiano inevitabilmente di interrompersi e, quel che è peggio!, rischiamo di smarrire la coscienza autentica della nostra precarietà.
"Comincio sempre la mia
preghiera in silenzio, perché è
nel silenzio del cuore che Dio parla.
Dio è amico del silenzio:
dobbiamo ascoltare Dio perché
ciò che conta non è quello che
diciamo noi, ma quello che Lui
dice a noi e attraverso di noi"
- Madre Teresa -
Alla domanda di Gesù, domanda risponde: Rabbi, dove abiti? Molti indicano che l’interrogativo suoni più propriamente come un Rabbi, dove rimani? Il che equivale a dire Maestro, cerchiamo di capire dove rimani! Rimanere è verbo ricorrente, nel vangelo di Giovanni, usato nell’accezione di della vicinanza, della relazione e della loro continuità. Forse è proprio il verbo che più intimamente lega a Gesù:
[4]Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. [5]Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. [6]Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano. [7]Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. [8]In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli. [9]Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. [10]Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. [11]Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Gv 15, 4-11
· Il «vedrete» (espresso al futuro e non all'imperativo) sarà allora una conseguenza del mettersi alla sequela: chi seguirà vedrà e vedrà perché avrà seguito. Chi va con Gesù, insomma, chi percorre insieme a Lui la via che Egli stesso ha percorso, costui, costei, vedrà: vedrà dove rimane Gesù. E Gesù, secondo Giovanni, rimane presso Dio: ma vi rimane (e qui sta il fulcro) come messia sconfitto agli occhi delle logiche di potere. Come a dire: chi gli va dietro non deve aspettarsi un destino diverso
· «Vedere» è un altro dei verbi-chiave del quarto Vangelo: viene utilizzato, nel nostro passo, come verbo della verifica, dell'esperienza; il suo perfetto, οιδα – oida, ha uno stretto legame con il verbo sapere. Insomma: chi vede, conosce. Ed è questo l'invito che fa Gesù a questi suoi primi, ignari e improvvisati discepoli: venite e conoscerete. Però nel senso di un conoscere eminentemente pratico, figlio di quel cammino fecondo che non c'è modo di eludere se veramente si vuole divenire, ogni giorno di nuovo, discepole e discepoli.
· E così succede: i due vanno e vedono (e presumibilmente comprendono).
Convinti da ciò che vedono, decidono di rimanere anche loro là dove Gesù rimane: è la nascita della comunità, che «pianta la sua tenda» nel luogo in cui Gesù l'ha piantata, nei pressi del Padre, nei paraggi di quelle donne e quegli uomini che il Padre comanda di amare senza riserve e nonostante le conseguenze a cui questo stesso amore porterà quanti lo mettono in pratica.
Instancabilmente Gesù ci accompagna. Illumina le nostre anime di una luce inattesa. E scopriamo che, se anche può rimanere in noi qualche oscurità, in ciascuno c’è soprattutto il mistero della sua presenza - frère Roger di Taize
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