lasciandoci condurre …
presso il POZZO, vicino alla PISCINA,
davanti al SEPOLCRO di Lazzaro ….
divennero candide come la luce ...
Oggi Gesù dice anche a noi «Forza discepoli, venite con me. Andiamo sul monte. Andiamo lassù, dove è più facile ascoltare la voce di Dio». È un momento molto bello, che viene a spezzare la Quaresima con questa scia luminosa e fa piovere come un fiotto di speranza per tutti noi, dal momento che la Trasfigurazione ha un sapore molto importante …
In questo tempo di autenticità la liturgia ci sta facendo ripercorrere il viaggio di Gesù verso Gerusalemme. Così, nel bel mezzo di questo viaggio che porta con sé gli anticipi della passione, ecco una sosta consolante e confortante! Saliamo sul monte della meditazione, per riscoprire che la preghiera altro non è se non ascolto e dialogo di e con Dio …
Parla: sono attento alla tua voce. Fa’ che la tua parola, cadendo
nell’anima infiammi la mia volontà affinché si lanci fervidamente
a obbedirti. Il tuo Volto, Signore, io cerco! (Sal 26, 8) Mi riempie di speranza
chiudere gli occhi e pensare che verrà il momento, quando vorrai, in cui
potrò vederTi, non come in uno specchio in maniera confusa, ma faccia
a faccia (1 Cor 13, 12). Sì, l’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente:
quando verrò e vedrò il volto di Dio? (Sal 41, 3)
Il «monte» è un simbolo formidabile nella Bibbia: è il luogo dove solevano avvenire gli incontri con Dio, dove Mosè ha ricevuto la Legge e ha conosciuto più profondamente il mistero divino, dove Elia ha incontrato il Signore e ne ha ascoltato la voce. E noi, idealmente, ci troviamo sul monte, nel desiderio di incontrare Dio in maniera nuova, di penetrare più intimamente nel suo mistero ...
Pagina dall’orientamento pasquale, dal sapore pasquale che dice tante cose anche per noi e che forse potremmo condensare in quei due verbi di una suggestione unica che vengono espressi quando gli Apostoli cadono con il volto prono a terra. È allora che Gesù si avvicina loro e dice: «Alzatevi e non temete». Due verbi che sono chiaramente pasquali. «Alzatevi»: alzarsi è lo stesso verbo che in greco cerca di mitigare la resurrezione: risorgete, alzatevi, in piedi! Alcuni francesi in esegetica traducono «beati voi poveri» con «in piedi, poveri!» Altri traducono: «in cammino, alzatevi, che aspettate!».
Alzatevi, che state aspettando? Non vi accorgete che il mondo muore, che il mondo soffre?
«Alzatevi» significa anche questo. Lasciate la siesta, l’assopimento delle vostre contemplazioni a volte narcisistico, il vostro riduttivismo spirituale, la coltivazione della vostra vita interiore senza slanci, senza sbocchi al di fuori, senza spinte. «Alzatevi», dice prima di tutto a noi. «Alzatevi, muovetevi, uscite dagli standard, uscite dalle vostre pigrizie, cambiate vita».
«Alzatevi, praticate il Vangelo», quello semplice e non l’altro. «Avete inteso amate il vostro prossimo, odiate il vostro nemico, ma io vi dico amate i vostri nemici perché se amate soltanto coloro che vi amano che merito è? Amate i vostri nemici...».
«Alzatevi» significa anche questo. Lasciate la siesta, l’assopimento delle vostre contemplazioni a volte narcisistico, il vostro riduttivismo spirituale, la coltivazione della vostra vita interiore senza slanci, senza sbocchi al di fuori, senza spinte. «Alzatevi», dice prima di tutto a noi. «Alzatevi, muovetevi, uscite dagli standard, uscite dalle vostre pigrizie, cambiate vita».
È Pasqua, è resurrezione;
Gesù risorge e se risorge deve pur dirci qualcosa,
deve pur farci un po’ di luce ...
«Non temete». Abbiamo infatti bisogno di sentircelo dire, perché noi tremiamo come foglie sotto il freno della paura, nel timore di non farcela. A volte, nonostante la nostra fede, abbiamo paura se pensiamo di essere nel giusto; paura che non abbiano ragione gli altri; paura se, nello sforzo di aiutare la nostra Chiesa a ripulirsi il volto dalle macchie e dalle rughe, pensiamo invece di procurarle ulteriori graffi; paura di non essere compresi; paura di vederci soli nei momenti difficili, perché nei momenti del successo è facile dire don Tommaso di qua, don Tommaso di là; don Albino di sopra, don Albino di sotto; Oberti di qui, Oberti di là ...
Voi vivete nelle vostre comunità, uniti nella solitudine, e il Signore viene a dirvi: «Dai, stai tranquillo, tieni duro, boia chi molla!». Ricordo che un giorno uno mi ha scritto «Se tu dovessi diventare vescovo scommetto che metteresti come frase dello stemma «boia chi molla!». Non è molto liturgica questa espressione; non la si trova nei salmi, però la recepiscono.
Non temete, dice Gesù, non temete di apparire ingenui, o stolti, o folli agli occhi del mondo. È agli occhi di Dio che dovete comparire, ma poi —tra l’altro— quando passa la bufera tutti vengono attirati dai vostri tabernacoli, dalle vostre nicchie. Tutti si onorano, quando è passata la bufera, di essere stati vostri amici. Quando però capita di vivere nel turbine, quando viene voglia di mollare tutto, uno pensa « Ho sbagliato, se torno a nascere divento ...». Poi viene Gesù e rincuora dicendo: «Ma che dici, ma che stai facendo?Coraggio non temere! Guarda, solleva il tuo sguardo, l’inverno è passato, la pioggia se n’è andata; i fichi già mettonoi primi frutti e le gemme degli alberi spuntano sulla corteccia. Esci dai tuoi nascondigli, colomba mia …»*, dice il Signore. Appunto: «Non temete», è il grido pasquale senza il quale saremmo congelati da una sfera di ghiaccio incredibile. Non temere, cosa temi?... Che sei malato di tumore, che sei anchilosato, che non ce la fai più, che non hai la memoria di prima, l’intelligenza di prima, la sveltezza di prima? Ci sono altre cose che prima però non avevi e che adesso il Signore ti dà: una grande speranza, una grande forza di speranza negli altri che è ancora, oserei dire, più voluttuosa ».
«Alzatevi non temete» questa è la vita; questo ci dice oggi il Signore con la Trasfigurazione. Se ascolteremo l’invito del Signore saremo trasfigurati, e tutti coloro che ci incontreranno saranno felici di aver fatto la nostra conoscenza, che è poi la conoscenza del Signore, perché potremo essere per loro dei tramite con Lui che è la fonte, il centro, l’alba e l’attesa, il principio e la fine; il punto di riferimento di ogni cosa, lo zenit, l’asse di convergenza dell’intera esistenza! E’ un pozzo di luce, tanto che bisogna chiudere gli occhi per non calcificarli dentro.
La luce della Trasfigurazione che mi auguro possa aiutare la vostra anima a consolidare la voglia di andare avanti nel nome di Dio.
Vostro, Don Tonino Bello
*Cantico dei Cantici
“La preghiera, o dialogo con Dio, è un bene sommo. È, infatti, una comunione intima con Dio. Come gli occhi del corpo vedendo la luce ne sono rischiarati, così anche l'anima che è tesa verso Dio viene illuminata dalla luce ineffabile della preghiera. Deve essere, però, una preghiera non fatta per abitudine ma che proceda dal cuore. Non deve essere circoscritta a determinati tempi od ore, ma fiorire continuamente, notte e giorno … Dalle «Omelie» di san Giovanni Crisostomo, vescovo (Om. 6 sulla preghiera Pg 64, 462-466)
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